la Terra dei Fuochi
- Admin
- 3 dic 2017
- Tempo di lettura: 4 min
Aggiornamento: 4 dic 2017
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La definizione “Terra dei Fuochi” compare per la prima volta all’interno del Rapporto Ecomafie 2003 a cura di Legambiente, per poi essere ripresa in una frase del libro Gomorra di Roberto Saviano.
Con tale appellativo s’intende una vasta area situata nell’Italia meridionale tra le Provincie di Napoli e Caserta, ed in particolare interessa i Comuni di: Scampia, Ponticelli, Qualiano, Giuliano, Villaricca, Mugnano, Melito, Arzano, Casandrino, Casoria, Caivano, Grumo Nevano, Acerra, Nola, Marigliano, Pomigliano, Parete, Casapesenna, Villa Literno, Santa Maria Capua Vetere, Casal di Principe, Aversa, Lusciano, Marcianise, Teverola, Trentola, Frignano, Casaluce.
Lo smaltimento illegale dei rifiuti in queste zone è da attribuire agli esponenti dell’ecomafia locale, ed in particolare al clan camorristico dei Casalesi, i quali a partire dagli anni ’90 hanno scaricato in queste zone circa 800 mila tonnellate di rifiuti fuorilegge.
La situazione in cui versano i Comuni interessati da questo fenomeno sono venute alla luce grazie alle proteste ad opera dei comitati locali, ma in particolar modo dopo le dichiarazioni del pentito di mafia Carmine Schiavone, il quale nel 1995 ai magistrati e successivamente nel 2013 ai microfoni di Sky, ha ribadito come la Campania fosse destinata a diventare una discarica a cielo aperto, soprattutto di materiali tossici tra cui piombo, scorie nucleari, e materiale acido, che hanno inquinato le falde acquifere campane e le coste di mare che vanno dal basso Lazio sino a Castelvolturno.
Si tratta di un area fortemente contaminata dall’inquinamento, sia passato che presente, causato principalmente dai rifiuti speciali prodotti dalle industrie di diverse parti d’Italia, a partire dal nord del Paese, e smaltiti illegalmente in questa zona da almeno 30 anni nelle discariche abusive (campagne, margini stradali, ecc.) e non. Nell’ultimo decennio, oltre allo smaltimento illegale dei rifiuti, la situazione si è ulteriormente aggravata a causa di roghi all’aria aperta i cui fumi diffondono nell’atmosfera e nelle terre circostanti sostanze tossiche, tra cui diossina.
L’inquinamento da diossina dei terreni è estremamente pericoloso in quanto introduce sostanze tossiche nella catena alimentare degli animali da allevamento, con il pericolo di raggiungere anche l’uomo. Sono noti casi che testimoniano la presenza di diossina nel latte di bufala negli allevamenti del casertano. A seguito di questi riscontri, che interessavano gli allevamenti destinati alla produzione di mozzarella di bufala campana DOP, alcuni paesi hanno temporaneamente bloccato l’importazione di questo tipo di prodotto, provocando un ingente danno economico per le aziende coinvolte.
Ma i problemi non finiscono qui: più si scava in questi Comuni, e più spuntano brutte sorprese e veleni. Ultimo in ordine cronologico è il ritrovamento il 26 Settembre 2013, nel Comune di Caivano, di una discarica di amianto interrata sopra la quale venivano coltivati pomodori, cavoli, broccoli e finocchi.
A far paura non sono solamente i rifiuti sepolti senza regole, ma anche i milioni di tonnellate di immondizia depositati sul territorio campano a partire dal 1994, anno della prima emergenza. La soluzione allora adottata per risolvere il problema fu quella di impacchettare temporaneamente il rifiuto all’interno di eco- balle le quali dovevano poi essere trattate ed incenerite nei termovalorizzatori. Come è possibile immaginare, le cose non sono andate secondo i piani e le eco-balle permangono ancora nonostante siano passati 20 anni, ed ora questi rifiuti risultino difficili persino da bruciare. Il pericolo è quello che questi cumuli di rifiuti possano prendere fuoco, come già avvenuto in passato, con il conseguente rilascio in atmosfera di ulteriori sostanze inquinanti.
Come detto in precedenza, lo Stato Italiano è a conoscenza della situazione in cui versano questi territori dell’Italia meridionale, ma negli anni poco è stato fatto per cercare di porre rimedio ad una situazione che è diventata sempre più ingestibile. Dopo anni di indifferenza pressoché totale, da parte delle istituzioni nazionali verso questo tema, il 3 Dicembre 2013 la Terra dei Fuochi diventa oggetto di un Decreto Legge ad opera del Senato italiano. Tre sono i capisaldi sui quali si fonda tale Decreto: la bonifica delle aree inquinate, la tutela della salute delle popolazioni coinvolte, e il ripristino della legalità. Nove sono i punti principali sui quali si articola il testo di legge, ed in particolare:
- l’introduzione del reato di combustione dei rifiuti, quale strumento utile alla magistratura per contrastare i roghi dolosi;
- la spinta sulle opere di bonifica, attuabili grazie alle risorse provenienti dalle confische di beni e guadagni illeciti da parte della criminalità organizzata;
- il conferimento di poteri speciali al Prefetto di Napoli;
- l’istituzione al Dipartimento di Pubblica Sicurezza del Ministero dell’Interno di un gruppo di monitoraggio;
- la mappatura dei terreni inquinati, con una particolare distinzione per quelli “no food”;
- l’utilizzo dell’esercito per il presidio del territorio;
- lo screening sanitario gratuito per le popolazioni di Campania e Puglia per tutto il 2014 e 2015;
- maggiore trasparenza per i cittadini;
- aiuto alla filiera agricola.
A tutt’ora non è possibile sapere se, dopo anni di gravi emergenze, la situazione potrà migliorare a seguito dell’approvazione di tale Decreto Legge. Un intervento risulta tuttavia necessario per garantire un profonda opera di bonifica del territorio e nuove regole per una gestione dei rifiuti in linea con quanto stabiliscono le normative nazionali vigenti. Sicuramente servirà molto tempo prima di riuscire a vedere i primi risultati, ma ciò risulta necessario al fine di tutelare l’ambiente e la salute degli abitanti.
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